mercoledì 26 giugno 2024

Unione Europea democrazia a metà

Gli elettori europei hanno chiesto un cambio: una maggioranza Ursula che comprenda PPE, PSE e destre

La politica europea è spesso un campo di tensioni e compromessi, dove le voci dei singoli Stati membri devono trovare un equilibrio con gli interessi collettivi dell'Unione. Recentemente, la Presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha espresso critiche riguardo alla composizione della nuova Commissione Europea, sottolineando una mancanza di considerazione per i risultati elettorali di alcuni paesi nell'assegnazione dei ruoli chiave dell'UE.

Come già avevo accennato in un mio precedente post (qui sotto il link), gli attuali membri della Commissione stanno cercando di escludere in tutti i modi possibili e immaginari le destre conservatrici-sovraniste dai principali ruoli guida della nuova legislatura:

Commissione Europea: il PPE insegue PSE e Renew lasciando alla finestra Conservatori e Sovranisti


Io sono contro tutti gli estremismi che siano di destra o di sinistra, ma sono per il rispetto delle elezioni e del giudizio degli elettori, pur sottolineando che c'è stato un forte astensionismo in tutti e 27 i paesi dell'Unione. Ma se la volontà popolare è quella di avere un'eurocamera che oltre gli schieramenti più forti, inglobi anche i partiti di centrodestra-destra che andrebbero a riequilibrare il monopolio PPE-PSE (che nonostante tutto hanno comunque i numeri), non ci si può girare dall'altra parte, capisco altresì che chi va a formare una maggioranza, ha difficoltà a dialogare e mettere in pratica programmi che vanno nella direzione opposta, alla fine si tratta di un "gioco di compromessi", una sorta di governo di unità europea che mette insieme tutti, andando a realizzare un programma condiviso e che accontenti tutti, chi più e chi meno.
Nonostante questo, capisco lo sfogo della premier Meloni, la quale ha rilasciato diverse dichiarazioni sulle attuali trattative europee:

«La disaffezione» dei cittadini verso l'Ue si è «materializzata anche in un'astensione» che «non può lasciare indifferente» la classe dirigente che in Ue sembra «tentata dal nascondere la polvere sotto il tappeto continuando con logiche deludenti»;

"Dalle elezioni europee «dobbiamo trarre alcune importanti indicazioni", "tutte le forze politiche in questi mesi hanno sostenuto la necessità di un cambiamento nelle politiche Ue, nessuno ha detto che sarebbe stato sufficiente mantenere lo status quo. Tutti hanno concordato su un punto: l'Europa deve intraprendere una direzione diversa rispetto al posizionamento preso finora";

«La percezione che hanno avuto gli italiani e gli europei è di una Unione troppo invasiva che pretende di imporre come guidare quanta terra coltivare come» va ristrutturata «la casa» e «mentre cerca di normare tutto finendo anche con il rischio di omologare culture, specificità geografiche e sociali, rimane più debole sugli scenari globali, con il risultato di rendersi sempre più vulnerabile agli choc esterni»,. Ci sono stati di recente dati in «controtendenza positivi» che però sono «sembrate più l'eccezione che la regola», ha aggiunto. A suo avviso l'Ue ha «il compito molto arduo di ripensare totalmente le sue priorità" e di «fare meno e meglio». «Non mi stupisce che sia emerso prima durante e dopo la campagna elettorale» un certo approccio ma «nessun autentico democratico che creda nella sovranità popolare può in cuor suo ritenere accettabile che in Europa si tentasse di trattare sugli incarichi di vertice ancora prima che si andasse alle urne».

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